Il pane e internet

La rete mi fa sempre uno strano effetto.

Perlomeno, lo fa a me che generazionalmente vengo dall’impermeabilità della tv, dall’inarrivabilità dello star system vecchia maniera. Internet è invece come l’esame della vecchia terza media: sai solo il punto di partenza, poi si salterà da un argomento all’altro con un solo esile filo di connessione e ti ritroverai chissà dove, e nella mente qualche spossante eco di argomenti già studiati, vissuti, elaborati.

Quando ero piccola ascoltavo affascinata la zia negoziante raccontarmi dei calciatori del Torino, di quando qualche volta andavano a comprare il pane da lei e si trasformavano da miti in uomini. Mi sembrava tutto così magico.

Crescendo ho avuto i miei miti adolescenziali e i relativi tentativi di avvicinarli, si trattava però pur sempre di persone inamovibili dal loro piedistallo. La fan adorante, il suo simbolo.

Oggi è tutto così diverso, tutto toccabile con un dito, non posso che sentirmi un po’ stordita.

I blog sono solo il più "popolare" degli esempi, ci si trasforma di botto da lettore a scrittore, e forse è un peccato che sia così facile: un poco si perde il gusto speciale del pubblicare, l’emozione di sentirsi anche solo per un momento uno di quegli inarrivabili personaggi che si amavano da piccoli.

Ci si assuefa, nel tenere un blog.

Poi capita di aprire un libro e leggerlo. Il testo mi è passato per le mani, in verità, già qualche mese fa: Ragazze che dovresti conoscere, The sex anthology: l’editore è Einaudi, ehi, ragazzi, siamo a casa…. L’Einaudi che pubblicava Fenoglio, le mie Langhe, la mia terra. La stessa Einaudi di Ammaniti dal quale mi facevo firmare, emozionatissima, "Io non ho paura".

Il sottotitolo di "Ragazze che dovresti conoscere" è "The sex anthology", insomma.. ci sono anche io che mi diletto a scrivere di erotismo, no? Compro il libro più per invidia (ma come.. anche io VOGLIO, DEVO essere una di quelle ragazze) che per voglia di leggere. Poi invece me lo divoro, già perché i racconti mi piacciono, nella loro forma breve e secca, poi perché amo l’erotismo e la sua associazione con un certo aspetto drammatico che nel libro abbonda. Amo anche i racconti più solari, quelli ipertecnologici (Skip intro…. Sarà la stessa Alessandra C. che redige la rubrica che leggo tutte le settimane su Torino Sette?), quelli ironici che ricordano un po’ i diari delle eroine bridgetjonesiane….

Recensiono il libro e mi tengo le opinioni in un angolo, finchè non mi capita per la prima volta di tentare di varcare la soglia dell’editoria, quella vera, con la E maiuscola. Intendo dire: per la prima volta mi viene l’ambizione di inviare un mio manoscritto (ma perché continuano a chiamarli così anche se non son nemmeno più "dattilo" ma "pc" redatti?). E il suggerimento è così candido, mosso con nonchalance proprio da uno scrittore, ma come avrò mai fatto a poter arrivare in contatto con uno scrittore, già questo mi suonava strano e speciale… (La rete.. la rete…)

Insomma….ohibò, ci ho creduto! Ho corretto, rivisto, inviato! Ho scritto a mano, a penna stilo, le righe che accompagnavano il tutto, sentendomi una donna di un’altra era – e dovendo ricominciare daccapo per tre volte senza combinare guai con l’inchiostro. "Caro Giuseppe Carlotti" (si, devo fare il nome perché un ringraziamento pubblico è il minimo che posso fare) e mi sentivo così fané, un merletto della nonna sbiadito, come un ricordo, dal tempo.

E’ passato qualche mese da quando ho spedito le mie belle paginette in busta imbottita alla cortese attenzione dello scrittore propositivo e alla sua redazione: penso che sia buona cosa non nutrire speranze in una risposta..

Anche in questo periodo che la scrittura mi viene a noia (strano, oggi mi smentisco) non smetto però di infilarmi in luoghi virtuali per leggere. Mi sono iscritta l’altro ieri alla community Rai, con fatica a dire il vero, perché odio i forum, forse son troppo vecchia per sfoderar l’adeguata elasticità mentale. Però sono entrata, dopo aver sbirciato per qualche volta Rai Futura nel pochissimo tempo che mi rimaneva in casa, e solo ora ho riconosciuto, nella didascalia con il nome che accompagna un viso già intravisto, una delle "ragazze che dovrei conoscere"! Giulia Blasi! (Dejà vu… E gli echi sono migliaia di link di cui colgo solo un’infinitesima parte… Eroxé, Pizzo Nero.. Borelli, la raccolta di racconti dove ci sono anche io! Come si fa a fermare questo continuo rimando per non perdersi nella rete?)

Scopro che ha un blog dal titolo simpatico, che ha scritto un libro e che dà consigli di scrittura che condivido (ma chi sono per poterlo fare?), ad esempio "lavorare. A testa bassa. Tanto. Sempre. Rileggersi." Scopro che lei mi piace, e che potrei anche scriverle una mail, dicono che la leggerebbe! Ecco, questo intendo dire quando penso che la rete mi inebria. E’ tutto distante, ci sono persone speciali, come quei giocatori del Torino di quando ero piccola. Però è come se fossi diventata la zia, un po’ sognatrice egocentrica, un po’ pettegola da negozio di periferia. E’ come se potessi avvicinarli con il solo, semplice pane che sono in grado di sfornare: scrivere. Il mio sogno? Che questo pane un giorno possa essere messo in vetrina, comprato, e mangiato.

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3 commenti su “Il pane e internet

  1. anonimo il said:

    E certo che la leggo, e che sono, il Presidente della Repubblica?

    Al Carlotti glielo dico io, oggi, che gli hai scritto. Anzi, lo porto qui a vedere il blog. Così vi presentate direttamente.

  2. anonimo il said:

    (Commento precedente firmato Giulia… accidenti all’anonimato splinderiano.)

  3. a volte si è tanto immersi nel verificare i nostri cambiamenti che non ci si accorge dei cambiamenti degli altri…parlo per entrambe

    con affetto

    abe

I commenti sono chiusi.